La Corte di Appello di Milano, con la sentenza n. 626 del 19 settembre 2022, riformando la sentenza di primo grado, ha accolto le richieste di un lavoratore che lamentava che i minimi retributivi previsti dal Contratto Collettivo Nazionale della Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza (volgarmente CCNL Vigilanza Privata) attualmente violano l’art. 36 della Costituzione, ove impone il riconoscimento di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato e in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla famiglia di quest’ultimo un’esistenza libera e dignitosa.
La Corte meneghina, infatti, ha ritenuto troppo basse le retribuzione previste dal predetto CCNL (ferme al 2013 e ad oggi mai modificate) inferiori alla soglia di povertà, e inferiori anche a quelle previste da un altro contratto collettivo nazionale per mansioni analoghe (nello specifico quello del comparto Multiservizi).
Trattasi di un’importante notizia, che – unitamente all’attuale contesto economico, divenuto più incerto per l’impatto sui costi aziendali derivanti dalla situazione generale – certamente influirà sugli incontri, attualmente in corso, volti al rinnovo di questo contratto collettivo, dopo lo stop dello scorso marzo.
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